Webzine Sanità Pubblica Veterinaria

Numero 23 - febbraio 2004 - http://spvet.it
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Anno nuovo ...vita nuova?

[continua dalla prima pagina]
Ancorchè, quindi, non specificatamente diretta agli Istituti Zooprofilattici (siamo considerati, purtroppo, troppo poca cosa per turbare il sonno dei vari ministri della sanità/salute succedutisi negli anni), tuttavia una revisione della politica sanitaria del Paese, qualora trovi i necessari sponsor parlamentari e vada in porto, è indubbio che in qualche modo ci coinvolgerà, ponendoci in un ulteriore stato di indeterminatezza che non gioverà di certo al nostro lavoro quotidiano.

Per le cose che ci riguardano più da vicino, poi, occorre registrare che è sempre di maggiore attualità la vicenda Blue Tongue, che va via via complicandosi con la scoperta di nuovi sierotipi di virus circolanti nel nostro territorio nazionale.
E', infatti, delle ultime ore l'evidenziazione del sierotipo 16 in allevamenti della Sardegna, con tutte le incognite che comporta una situazione che vede ormai 4 sierotipi diversi del virus veicolati dai Culicoides.

Al riguardo della BT c'è anche da registrare un fatto davvero sconcertante verificatosi nei giorni scorsi e che ha visto il Direttore dell'Istituto dell'Abruzzo e del Molise destinatario di una lettera minatoria accompagnata da una pallottola calibro 6,35.
Sarà stata una goliardata che ha tratto origine dalle notizie diffuse sui pacchi bomba e messaggi simili inviati a personalità dell'Unione Europea, sarà che la madre degli imbecilli è sempre molto prolifica, ma è davvero inconcepibile ed inaccettabile che in una emergenza sanitaria tanto complessa e di difficile gestione quale è quella della Blue Tongue ci si debba anche preoccupare della propria incolumità personale.

C'è ancora un altra notizia che merita una attenta e sollecita riflessione. L'aver avuto assegnata la sede dell'Autorità europea per la Sicurezza Alimentare è stato certamente un riconoscimento prestigioso per il nostro Paese, conseguito anche grazie all'ottimo lavoro svolto dai servizi di sanità pubblica veterinaria, ma è chiaro che tale risultato stimoli appetiti di vario genere.

Se da un lato, infatti, il ministro della salute e quello delle politiche agricole hanno raggiunto prima di Natale un accordo sulla istituzione del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, presieduto dal ministro della salute e del quale farebbe parte anche un direttore di Istituto Zooprofilattico, di contro vi sono in atto pressanti manovre politiche per portare questo Comitato sotto la giurisdizione della Presidenza del consiglio dei ministri, eliminando radicalmente la presenza degli Istituti.
Ciò lascia facilmente intravedere la destinazione finale di questa cabina di regia, che, temo, diventi uno straordinario strumento di potere finalizzato all'esclusiva salvaguardia degli interessi del mondo della produzione, in barba alle raccomandazioni europee sulla valenza scientifico/sanitaria che un simile Comitato dovrebbe avere.

Cercando di bandire il pessimismo addebitatomi di recente e sforzandomi di pensare positivo, l'unica speranza che coltivo è quella di vedere nella categoria veterinaria, ed in particolare negli operatori della sanità pubblica veterinaria, un rigurgito di orgoglio e di spirito di appartenenza ad un servizio sanitario nazionale che da 25 anni si è impegnato per garantire il soddisfacimento del diritto alla salute, a prescindere dal censo e dalla posizione sociale di ciascun cittadino, e che ora vede messa fortemente in discussione la sua missione.

E' questo, a mio parere, il terreno di confronto, che si farà sempre più aspro, tra chi avrà a cuore il modello di sanità equa, universale e solidale conquistato nell'ultimo quarto del secolo appena passato (con le indubbie carenze che pure ha manifestato) e chi vorrà attuare un modello sostitutivo, nel quale lo Stato centrale non sarà più il garante dei principi di uniformità delle prestazioni e di uguaglianza nei confronti del diritto alla salute, ma che vedrà tutto "il pacchetto salute" trasferito alle Regioni, con le immaginabili differenziazioni tra i servizi erogati da quelle ricche e quelle povere.
Ma, forse, il punto non è solo questo.

Se è vero - come attestano le vibrate proteste di tutte le Regioni e Comuni, a prescindere dalla loro connotazione politica, e come un autorevole ex ministro alla sanità denuncia - che è in atto un vero e proprio strangolamento finanziario delle Regioni, probabilmente si punta ad un ridimensionamento delle responsabilitità pubbliche nei confronti della salute, abbandonando il principio dei livelli essenziali di assistenza per passare a livelli di assistenza compatibili con le finanze regionali. Da ciò il passaggio ad un sistema di finanziamento privato, in gran parte affidato alle assicurazioni, forse non è così lontano.
La sanità pubblica veterinaria, in un simile, possibile scenario, che ruolo potrà svolgere e come sarà collocata?

Queste domande meritano un accurato approfondimento, che sarà oggetto di un prossimo editoriale.

email Guido Petracca
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