Webzine Sanità Pubblica Veterinaria

Numero 21 - settembre/ottobre 2003 - http://www.pg.izs.it/webzine.html

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Dr. Claudio Ghittino

Utilizzo dei farmaci in acquacoltura: realtà a confronto tra Paesi comunitari


Ghittino Claudio


Medico Veterinario Ittiopatologo


Presentazione
Le setticemie batteriche, unitamente alle malattie batteriche esterne ed alle ectoparassitosi, rappresentano uno fra i maggiori rischi sanitari sia per la piscicoltura dulciacquicola che marina. In caso di inapplicabilità della profilassi vaccinale o se non prontamente diagnosticate e curate, queste patologie possono determinare cospicue mortalità, con conseguenti seri danni economici.

Per il loro controllo, pertanto, l'impiego di farmaci risulta il più delle volte indispensabile, se non inevitabile. Di recente, negli allevamenti ittici europei sono comparse nuove setticemie batteriche, di difficile terapia per l'assenza di molecole efficaci ammesse dalla legislazione.

Malgrado alcune registrazioni avvenute nel corso dell'ultimo decennio, che hanno in parte aggiornato lo storico lacunoso elenco degli antibiotici consentiti in acquacoltura, la necessità di disporre di moderne molecole per la terapia antibatterica nell'Unione Europea appare evidente.
Le categorie di principi attivi autorizzati per os in gran parte degli Stati membri comprendono beta-lattamine (amoxicillina), tetracicline (ossitetraciclina), sulfamidici (sulfa-trimetoprim) e chinoloni (flumechina, acido ossolinico, sarafloxacina).

Recentemente, e per ora nel solo Regno Unito - Paese con il più alto numero di molecole registrate, è stato autorizzato anche l'uso del florfenicolo.
In Europa meridionale, e soprattutto in Italia, è preoccupante il fatto che per la terapia della Lattococcosi, malattia che parallelamente al riscaldamento generale delle acque ha determinato un calo del 30% della produzione annua di trote, non siano stati registrati principi attivi d'elezione contro i germi Gram positivi (eritromicina).

In questi casi, per ovviare alla carenza normativa ed assicurare ai pesci allevati un adeguato benessere, è tuttavia possibile ricorrere alla ricetta veterinaria in deroga, con imposizione di un tempo di sospensione minimo di 500 gradi giorno.
Problema particolarmente sentito in tutta Europa è infine quello relativo alla possibilità di impiego di disinfettanti per la profilassi o terapia delle malattie batteriche esterne e delle ectoparassitosi.

Tali prodotti (cloramina, ammoni quaternari, solfato di rame, formalina) non determinano accumulo di residui pericolosi nei pesci, ma possono provocare un certo impatto ambientale se maldestramente somministrati. Per tale motivo, in gran parte dei Paesi Europei non sono ufficialmente autorizzati, anche se non ne è osteggiato l'impiego.

È comunque auspicabile una loro rapida registrazione, tenuto presente che è praticamente impossibile allevare pesce senza ricorrere a trattamenti disinfettanti e che, in alcuni Paesi extraeuropei progrediti, ne è da tempo autorizzato l'uso in acquacoltura.



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