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Numero 19 - aprile/maggio 2003
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Dopo Cernobbio almeno due problemi da affrontare

[continua dalla prima pagina]
Di contro, però, va detto che da quanto è emerso nelle varie Tavole Rotonde, ma anche nelle discussioni che a latere delle stesse si sono sviluppate, vi sono sul tappeto alcuni problemi molto seri che vanno affrontati con determinazione, visto che coinvolgono anche gli Istituti.

Il primo riguarda gli assetti istituzionali degli IRCCS e delle Aziende Sanitarie (e perché no a cascata anche degli II.ZZ.SS.?) alla luce delle modifiche apportate dal Parlamento al Titolo V della Costituzione.
E' opinione diffusa che l'intera materia sanitaria diventi di esclusiva competenza e responsabilità delle Regioni, residuando in sostanza al livello governativo centrale solo le problematiche riguardanti i rapporti internazionali. Se tale indirizzo verrà confermato ed andrà a buon fine, è probabile che prima o poi si porrà anche con forza la questione della reale "paternità" degli Istituti, che ad oggi, è indubitabile, hanno registrato una crescita ragguardevole solo grazie al riconoscimento da parte del Ministero della Salute del ruolo svolto in termini di sanità pubblica.

Dobbiamo preoccuparci ed avviare una qualche iniziativa concreta o lasciamo che il tempo faccia il suo corso?

Per quanto mi riguarda ritengo che occorra da subito svolgere una intensa e pressante azione sul Ministero della Salute e sulle Regioni per giungere ad un chiarimento definitivo della materia, non trascurando di mettere in risalto che il respiro nazionale ed internazionale degli Istituti (leggasi Centri di Referenza) consiglierebbe un migliore e più diretto collegamento con le strutture ministeriali.
Per giungere a tale chiarimento sarà forse necessario un atto legislativo, con i tempi lunghi che lo stesso comporta, ma non è escluso che la soluzione possa essere trovata nell'ambito di una intesa a livello di Conferenza Stato Regioni.

Il secondo problema riguarda la Formazione degli operatori sanitari.
Molto si è discusso a Cernobbio su questo argomento, con una attenzione particolare alle tematiche legate agli ECM ed alla Formazione a Distanza.
Possono gli Istituti chiamarsi fuori dalla discussione su questi temi, che peraltro stanno già caratterizzando, ancora una volta in positivo, le loro attività? Io penso decisamente di no, anche se la materia merita un approfondimento serio all'interno degli Istituti e la definizione di scelte concordate.

Va ricordato al riguardo che l'accordo Stato Regioni del 13 marzo 2003 sancisce un principio fondamentale: lo Stato definisce i criteri fondamentali del sistema ECM, mentre le Regioni hanno il compito o la facoltà di disciplinare concretamente la materia, avviando iter di accreditamento ed istituendo Commissioni regionali di valutazione degli eventi formativi.
Va ancora ricordato che due sottocommissioni ministeriali stanno lavorando al problema dell'accreditamento diretto del Provider e che, dalle indicazioni sin qui emerse, appare chiaro che gli Istituti possano conseguire abbastanza agevolmente questo riconoscimento (unitamente, per quanto riguarda la nostra materia, alle Facoltà di Medicina Veterinaria ed agli Ordini Professionali, i quali ultimi, però, hanno il limite che possono occuparsi solo di eventi riguardanti l'etica, la bioetica, la deontologia e gli aspetti medico-legali connessi all'esercizio della professione).

Ultimo aspetto rilevante è quello che attiene alla Formazione a Distanza, che nelle aspettative del Ministero dovrà in futuro coprire una grande percentuale dei bisogni formativi degli operatori sanitari e che vede già l'avvio di iniziative interessanti. Se questo è il quadro di riferimento non v'è dubbio che occorra muoversi e farlo in fretta avendo a mente che, almeno a mio parere, occorre che gli Istituti stabiliscano criteri concordati almeno nelle seguenti materie:
  1. definizione dell'Albo dei Formatori utilizzati, che, a mio parere, dovrebbe comprendere i migliori specialisti che operano all'interno degli Istituti nelle singole materie;
  2. definizione delle piattaforme informatiche utilizzate per la Formazione a Distanza;
  3. identificazione di un software di gestione delle attività formative;
  4. definizione dei costi per giornata di formazione erogata.
Riuscendo a trovare una linea comune su questi, ma anche su altri problemi comuni di minore interesse strategico, che per brevità non ho qui riportato, credo che, complessivamente, gli Istituti rafforzerebbero non poco la loro immagine, divenendo, al pari degli Atenei, elemento trainante nel settore della Formazione ed offrendo nel contempo un servizio di grande interesse alle categorie professionali interessate.


email Guido Petracca


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