Webzine Sanità Pubblica Veterinaria®

Numero 18 - febbraio 2003
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A. Fioroni
<a.fioroni@pg.izs.it>

Una patologia dimenticata:
la Pielonefrite bovina



Questa volta parleremo della Pielonefrite bovina. Un tempo era la diagnosi che, in campagna, chiunque avesse allevato bovini avrebbe saputo fare anche senza l'aiuto di un Veterinario.

Oggi è un reperto quasi raro e perciò diagnosticamente insidioso anche perché in sede di necroscopia pochi pensano ad una pielonefrite.
Si manifesta soltanto nei bovini, specialmente nelle vacche giunte al termine di gravidanza o che hanno partorito da poco (frequentemente nel caso ci siano state complicazioni come parti distocici e/o ritenzione della placenta).

vacche chianine alla posta


La sintomatologia è evidente e manifesta, con emissione di urina torbida, rossastra e con mucosa: ma spesso non ci si accorge di nulla, perché nessuno ormai sta piú tanto tempo in stalla per accudire gli animali.

Quindi ci si rende conto del guaio solo quando ci troviamo di fronte l'animale morto il mattino seguente.


Questa patologia ha bussato discretamente alla nostra porta.
Una telefonata dell'AUSL di Norcia ci fa sapere che un bovino (il secondo) è morto nell'arco di quindici giorni.
L'allevatore vuole la necroscopia prima dello smaltimento della carcassa.

È una bovina da carne francese di otto anni, gravida, un bell'animale, e mancavano solo venti giorni al parto!

Cominciamo la necroscopia.
Apparato digerente e polmonare perfetti, fegato e milza nella norma, entrambi i reni sono però aumentati di volume. Li apriamo. Evidentissimo balza all'occhio il processo infiammatorio purulento del bacinetto renale con cenci necrotici disseminati ovunque e muco-pus che deborda al taglio.

Portiamo il materiale al laboratorio per l'isolamento del Arcanobacterium renalis (della famiglia dei Corynebacterium).

Questa la diagnosi.
Sarebbe stato più facile e veloce operare in modo diverso.
Bastava prendere un po' di urina, portarla nei nostri laboratori, centrifugarla e dal sedimento si sarebbe rinvenuto l'Arcanobacterium renalis in "mucchietti" di diversi elementi.



Peccato per l'animale e, naturalmente, per l'Allevatore.



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