Quali sono gli elementi di debolezza che vengono imputati al Sistema veterinario pubblico, forse anche al di là degli oggettivi demeriti:
- l'Anagrafe Bovina ancora non funziona - Il Ministro Alemanno ( ma perchè lui e non il Ministro della Salute?) appare in tutte le reti televisive e rilascia dichiarazioni a tutte le testate giornalistiche che dal 1 giugno tutto, taumaturgicamente, andrà a regime. Sarà vero? C'è da augurarselo, nell'interesse superiore del Paese, consapevoli, però, se fosse vero, che la Veterinaria pubblica ha perso una grande occasione, forse irripetibile, per dimostrare la sua capacità organizzativa e gestionale.
- i controlli sulla filiera delle carni presentano ancora ampie zone oscure - I media danno continuo ed ampio risalto ad ogni intervento dei Carabinieri del NAS che dimostrano di possedere la capacità di scoprire macelli clandestini, macelli autorizzati ma in così evidenti condizioni di precarietà igienico-sanitaria da richiederne la chiusura immediata, bovini che vengono identificati con marche auricolari appartenenti ad animali già abbattuti in precedenza, mercati nei quali si commercializzano ancora materiali a rischio per BSE, etc. Il cittadino comune ritengo che abbia il sacrosanto diritto di chiedersi come sia possibile che la più forte e numericamente più rilevante rete di Servizi Veterinari pubblici d'Europa non abbia avuto alcuna conoscenza di tali eventi delittuosi e non si sia adoperata con il maggior impegno possibile per rendere più trasparenti le attività commerciali connesse alla circolazione degli alimenti di origine animale.
Se è vero, come è vero, che la Sicurezza Alimentare è obiettivo prioritario della politica sanitaria comunitaria e che la stessa non può essere lasciata nelle mani dei Carabinieri del NAS, al di là dei meriti indiscutibili che hanno conquistato sul campo con la serietà e la competenza dimostrate, né, in maniera esclusiva, nella competenza del Ministro delle Politiche Agricole, è arrivato il momento che tutta la Veterinaria pubblica faccia un approfondito esame di coscienza e, molto velocemente, cerchi di recuperare il troppo terreno perduto.
Ciò è tanto più importante in una fase storica come è quella che ci apprestiamo a vivere, nella quale, in ragione della devoluzione, le competenze sanitarie vengono trasferite alle singole Regioni, correndo, quindi, il rischio di veder ampliato ancor più il gap esistente tra nord e sud del Paese, in virtù di una diversa organizzazione dei servizi e di livelli molto diversificati di efficienza.
E' poco rilevante che alcune Regioni, sicuramente a ragione, enfatizzano il loro efficientismo e la loro capacità di far fronte alle continue emergenze che stiamo vivendo: questo non basta, perché il giudizio che la Comunità internazionale dà è complessivo e basta un solo episodio negativo per vanificare gli sforzi enormi fatti dalla gran parte degli operatori della sanità pubblica veterinaria. Paradossalmente, nell'Europa dell'Unione di Paesi, che ha già adottato la stessa moneta e che è impegnata a far attuare norme comportamentali atte a garantire livelli omogenei di garanzie per il consumatore, si potrà corre il rischio di veder considerate alcune Regioni italiane come corpi estranei al Sistema e come tali da penalizzare fortemente.
Questo è lo scenario che, forse troppo pessimisticamente, mi pare si stia delineando e che, a mio giudizio, richiede un grosso sforzo da parte di tutta la Veterinaria pubblica per correre ai ripari e riconquistare, in tutto il Paese, la fiducia dei cittadini e dei consumatori.
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