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Dr. Dario Deni
<d.deni@pg.izs.it>

Circovirus (PVC2): un nuovo agente eziologico del suino?


La gravità della sintomatologia clinica e delle lesioni anatomo patologiche riscontrate in suinetti di 90gg di età in alcuni allevamenti "di ingrasso" nella zona di Perugia, colpiti dalla attualissima Sindrome del deperimento post-svezzamento (PMWS), ha mobilitato il Laboratorio di Virologia e lo stretto contatto con il Servizio Diagnostico, ha reso indispensabile la messa a punto di specifiche tecniche per fare diagnosi di Circovirus.

Nel suino esistono due tipi di circovirus: PCV1 e PCV2; il primo isolato sin dal ’74 è unanimemente considerato apatogeno per il suino ed un contaminante delle colture cellulari; il tipo 2 invece, isolato dai primi focolai di PMWS in Canada nel '94, è attualmente studiato in tutto il mondo per il suo ruolo nel determinismo della Sindrome e la sua correlazione con altri agenti eziologici, sia di natura virale che batterica.
Il Circovirus del suino è il virus più piccolo finora conosciuto (18-20 nm), ha un genoma DNA circolare, chiuso ad anello. E’ privo di envelope e la sua struttura lo rende molto resistente agli agenti chimico-fisici.

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Fotografia al microscopio elettronico CM12 (87000X). Colorazione positiva: ammassi paracristallini a simmetria icosaedrica di 18-20 nm (sezione di un linfonodo inguinale)

La moltiplicazione virale non viene condizionata, dal ph acido, dal Cloroformio e nemmeno dalle alte temperature (resiste benissimo fino a 70 °C).
In laboratorio è possibile fare sia una diagnosi diretta, capace cioè di andare a rilevare direttamente il virus, che indiretta, cioè mettendo in evidenza gli anticorpi che dimostrano un contatto dell’animale con l'agente eziologico.
Per quanto riguarda la prima, è necessario inviare al laboratorio il materiale sospetto appartenente ad uno o più soggetti "clinici" e rappresentato dagli organi target (linfonodi, milza, tonsille, polmoni, ecc..).

A partire da una sospensione di questi può essere tentato l’isolamento virale su colture cellulari, oppure la ricerca di particelle virali riferibili al virus in questione mediante l’esame al microscopio elettronico od ancora del genoma con la PCR.
Possono venire utilizzati anche sieri specifici coniugati per ricercare il virus su sezioni di tessuto (immunofluorescenza e immunoistochimica).

Per quanto riguarda la diagnosi indiretta a partire dal sangue, o meglio dal siero, può venir utilizzata l’immunoperossidasi ed inoltre sta per essere messa a punto in Francia un test ELISA.
Il nostro Istituto ha diagnosticato il primo caso di infezione da Circovirus grazie alla microscopia elettronica, che ha consentito l'osservazione di inclusi citoplasmatici formati da piccolissimi virioni a simmetria icosaedrica delle dimensioni sopra citate, sia con colorazione negativa che positiva.

Viene utilizzata anche la PCR (Ellis 1999), prova sicuramente più sensibile, capace di svelare la presenza del genoma virale nel campione anche a piccolissime concentrazioni (100pg).
E' dunque possibile fare diagnosi di Circovirus di tipo 2, ma ancora da studiare è l’esatto ruolo che svolge questo nuovo agente virale e come intervenire nel bloccare il suo meccanismo patogenetico, per limitare le enormi perdite economiche subìte dagli allevatori.



Dario Deni



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