Biblioteca Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche
Sanità Pubblica Veterinaria: Numero 75, Dicembre 2012 [http://www.spvet.it/] ISSN 1592-1581
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Controllo chimico di Dermanyssus gallinae e rischi correlati - Chemical control of Dermanyssus gallinae and related risks

Giangaspero A., Marangi M., Bonassisa L., Camarda A., Cafiero M., Sparagano O.

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Abstract. In poultry industry, the control of the red mite Dermanyssus gallinae primarily relies worldwide on acaricides; the most widely used are carbamates, followed by amidines, pyrethoids and organophosphorus. Despite their proved efficacy against D. gallinae, none of these compounds is specifically registered in Italy for use against red mites, except for the very recently labeled organophosphate and spinosad-based products; moreover, carbaryl is banned since 2007 by the UE. In the last few years, some acaricides have become worldwide less effective; thus, to control mite infestations farmers are keen to use chemicals at higher concentrations and more frequently. This improper use of acaricides to control D.gallinae could lead firstly to the development of acaricide-resistant D. gallinae populations, and, more importantly, to the accumulation of acaricides in chickens' organs, in tissues and in eggs. In the present contribution the authors summarize the situation on dermanyssosis control in Italy, their scientific experiences, and invite vets and farmers to better manage infestation in order to limit the consequences of misuse of chemicals

Riassunto. Nell'industria avicola, il controllo dell'acaro rosso Dermanyssus gallinae si basa esclusivamente sull'impiego di acaricidi; i più usati sono i carbammati, seguiti da amidine e piretroidi e organofosforici. Nonostante la loro comprovata efficacia nei confronti di D. gallinae, in Italia, nessuno di questi composti è registrato contro l'acaro rosso, fatta eccezione per due prodotti di recente immissione sul mercato; inoltre, l'impiego del carbaryl è proibito dalla UE ormai dal 2007. Negli ultimi anni, gli allevatori registrano una sempre più ridotta efficacia delle molecole acaricide, fenomeno che induce gli stessi ad un uso più frequente degli acaricidi e a concentrazioni sempre più elevate. Tale uso improprio di acaricidi può portare sia allo sviluppo di popolazioni di acari resistenti sia al possibile accumulo di acaricidi negli organi e tessuti del pollame e nelle uova. Nel presente contributo, gli autori sintetizzano la situazione attuale relativamente al controllo della dermanissosi in Italia, le loro esperienze scientifiche, e invitano i veterinari e gli allevatori ad una gestione più consapevole e corretta dell'infestazione, al fine di limitare le conseguenze legate al non corretto impiego delle sostanze chimiche. Parole chiave: Dermanyssus gallinae, acaricidi, resistenza, residui

Introduzione
Nonostante le recenti innovazioni tecnologiche raggiunte dall'industria avicola e il livello di produttività conquistata, negli ultimi anni, dal comparto, le ecto-parassitosi rappresentano un problema molto importante per l'industria del settore.
Tra i numerosi ectoparassiti, il più diffuso nell'industria avicola è Dermanyssus gallinae (De Geer, 1978) (Mesostigmata: Dermanyssidae) (Figura 1).
Noto agli allevatori con il nome di "acaro rosso", - o più frequentemente, in maniera impropria, con il nome di 'pidocchio rosso', D. gallinae è un acaro di notevole importanza sanitaria, sia per i suoi effetti patogeni diretti (acaro ematofago obbligatorio) sia per il suo ruolo come vettore di diversi agenti patogeni virali e batterici (Valiente-Moro et al., 2009).

Mesostigmata, Dermanyssidae - acaro rosso
Figura 1. Dermanyssus gallinae, o acaro rosso del pollame, noto agli allevatori (impropriamente) come 'pidocchio rosso'


D. gallinae ha una diffusione cosmopolita e, in elevate percentuali è riportato in diversi Paesi Europei (Francia, Danimarca, Serbia, Montenegro, Olanda (Sparagano et al., 2009), Svezia (Hoglund et al., 1995), Polonia (Cenzek, 2003), Inghilterra (Guy et al., 2004; Fiddes et al., 2005), Romania (Magdas et al., 2006), Italia compresa, paese nel quale la percentuale delle aziende avicole infestate dall'acaro raggiunge il 74%, con punte del 92% negli allevamenti di piccola e media consistenza (Cafiero et al., 2008).
D. gallinae rappresenta un problema minore negli allevamenti di broiler, poiché il ciclo produttivo è molto breve (52-55 giorni), mentre assume notevole importanza negli allevamenti di galline ovaiole, sia a causa del ciclo produttivo molto lungo (10-12 mesi) sia perché l'acaro ha più possibilità di trovare, al di sotto dei nastri trasportatori, negli anfratti dei pavimenti e dei muri, nei punti di giunzione tra le gabbie (Figura 2), nella lettiera, molti dei quali, luoghi ideali per evitare i trattamenti chimici.

L'acaro è causa di notevole prurito e disturbo per le galline le quali appaiono nervose e irritabili; inoltre nei giovani soggetti può causare una marcata anemia che nei casi più gravi può portare alla morte.
Negli allevamenti nei quali la popolazione ha raggiunto livelli elevati, l'eradicazione dell'acaro è quasi impossibile e le nuove soluzioni tecniche di allevamento (le gabbie 'in colonia' o 'arricchite', che andranno a sostituire entro il 2013 le gabbie convenzionali), non saranno probabilmente in grado di ridurre l'infestazione da D.gallinae e non garantiranno una migliore efficienza gestionale.

L'acaro sulle attrezzature delle gabbie
Figura 2. L'acaro si ritrova di giorno sulle attrezzature delle gabbie
e negli anfratti, dove trova facilmente riparo ai trattamenti


Acaricidi
Nelle aziende avicole, il controllo dell'infestazione da D. gallinae si basa quasi esclusivamente sull'impiego di acaricidi.
Diverse molecole acaricide si sono rilevate efficaci nei confronti di D.gallinae sia in sperimentazioni in vitro sia in vivo: il carbaryl (Zeman e Zelensky, 1985), il bendiocard (Zeman e Zelensky, 1985), il dichlorvos (Zeman e Zelensky, 1985, Beugnet et al., 1997), il triclorfon (Beugnet et al., 1997), il tetraclorvinphos, il pirimiphos methyl (Fletcher et al., 1991), il phoxim (Keita et al., 2006), la flumetrina (Genchi et al., 1984), la permetrina (Zeman e Zelensky, 1985; Beugnet et al., 1997), il fenvarelato (Zeman e Zelensky, 1985), la cialotrina (Beugnet et al., 1997), e infine, l'amitraz (Zeman e Zelensky, 1985). Questi acaricidi, mediante meccanismi di azione diversi, inducono la paralisi dei parassiti e di conseguenza la morte dell'acaro.

Nonostante la comprovata efficacia degli acaricidi nei confronti di D. gallinae, nessuna di queste molecole è registrata in Italia nei confronti di questo ectoparassita. Solo recentemente, sono stati immessi sul mercato due prodotti: uno a base di un composto organofosforico (phoxim) (ByeMite, Bayer®) e l'altro a base di spinosad (Elector, Elanco®).
Pertanto, come confermato da una nostra recente indagine (Cafiero et al., 2008), gli allevatori hanno sempre impiegato e continuano ad impiegare acaricidi registrati in campo agricolo o per altre specie animali da reddito.
In assenza di prodotti specificamente registrati nei confronti di D. gallinae il Servizio Veterinario ha sempre tollerato l'uso di questi acaricidi nell'industria del pollame, consentendone, tuttavia, l'impiego esclusivamente tra due cicli produttivi e in assenza di animali.

Conseguenze
L'impiego improprio degli acaricidi da parte degli allevatori per il controllo dell'infestazione da D. gallinae può portare alle seguenti conseguenze:

  1. Inefficacia delle molecole impiegate e comparsa di popolazioni di acari resistenti all'azione degli acaricidi;

  2. Accumulo di residui di pesticidi in organi e tessuti del pollame, o nelle uova, con conseguente effetto negativo sulla qualità del prodotto e inevitabili rischi per la salute umana.
Inefficacia e degli acaricidi e lo spettro della resistenza
Negli ultimi anni, e in molti Paesi Europei, gli allevatori denunciano una sensibile riduzione dell'efficacia degli acaricidi nei confronti di D. gallinae.
L'insensibilità di un organismo parassitario al trattamento può essere dovuta all'acquisizione di un certo grado di resistenza degli acari alle molecole acaricide, oppure al non corretto impiego dell'acaricida (impiego di concentrazioni troppo basse, modalità di applicazione e tempistica poco corretta, ed altro).
La tendenza degli allevatori ad aumentare la dose, se il trattamento non risulta efficace e duraturo, come registrato in una recente indagine (Cafiero et al., 2008), complica inevitabilmente la situazione.
Trattamenti ripetuti e continuativi o a concentrazioni sbagliate possono, infatti, causare la morte di alcuni acari sensibili ma la sopravvivenza di altri resistenti. In questa maniera, si sviluppano nuove generazioni di individui resistenti.

Una riduzione dell'efficacia del trattamento, attribuibile o meno al fenomeno della resistenza, è stata riportata in numerosi Paesi.
Zeman e Zelezny, nel 1985, hanno rilevato ceppi di D. gallinae resistenti al DDT nell'ex-Cecoslovacchia, e sospettato una resistenza alla permetrina, alla tetrametrina e al trichlorfon (Zeman, 1987).
In Francia, Beugnet et al. (1997) hanno riportato una riduzione dell'efficacia della permetrina e del diclorvos attribuibile all'uso ripetuto di piretroidi da parte degli allevatori.
Altri contributi su una possibile resistenza di D. gallinae agli acaricidi in condizioni di campo sono stati riportati in Germania (Liebish e Liebish, 2001), in Svezia (Nordenfors et al., 2001), in Inghilterra (Guy et al., 2004), in Ungheria (Farkas e Fejes, 2005).
Anche in Italia un'ampia popolazione di D. gallinae è risultata tollerante alle più comuni molecole impiegate dagli allevatori; in particolare, gli acari provenienti da 6 (86%) e 3 (42%) dei sette allevamenti selezionati sono risultati, a tutte le concentrazioni studiate, non più suscettibili, rispettivamente, ai carbammati e alle permetrine [p< 0,05) (Marangi et al., 2009).

Più recentemente, un'efficacia assai variabile del phoxim (dal 100% al 53.33%) è stata registrata in altre aziende avicole naturalmente infestate da D. gallinae, sia alla dose consigliata per le applicazioni di campo (2000 ppm), sia a diverse concentrazioni (Camarda et al., 2010).


Residui
E' ben noto che gli animali destinati al consumo alimentare possono assumere residui di pesticidi dal mangime, dall'acqua o mediante diretta o indiretta esposizione nel corso di trattamenti con pesticidi. Quando la pressione chimica è elevata, gli acaricidi possono accumularsi nei muscoli, nel fegato, nel grasso, nella cute, nei reni e anche nelle uova a causa della natura lipofilica delle molecole acaricide.
Residui di pesticidi in carni di pollame e nelle uova sono stati rilevati anche recentemente in diversi Paesi (Tao et al., 2009; Ahmad et al., 2010), Europa compresa (Ivey et al., 1984; Turi et al. 2000).

La legislazione europea, tramite il Piano Nazionale dei Residui (PNR) regolamenta la determinazione dei residui di pesticidi nelle carni e nelle uova, e, per ogni molecola, identifica i limiti massimi di residui ammessi (LMR); il limite massimo ammesso per la permetrina (così come, fino al 2007, per il carbaryl), è pari a 0,05 ppm, E' possibile però che a causa della metodologia impiegata prevista dalla legge (campionamento random, numero ridotto di acaricidi testati, numero ridotto di animali campionati) alcune situazioni di abuso e/o uso non corretto degli acaricidi non vengano rilevate.

Per questa ragione, la ricerca di ceppi di D. gallinae non suscettibili agli acaricidi - probabilmente a causa del trattamento prolungato e frequente - è un importante segnale che indica il possibile accumulo di residui in organi e o tessuti di galline impiegate alla fine del loro ciclo produttivo anche per il consumo umano.

Al fine di evidenziare alcune situazioni di uso non corretto dei pesticidi e loro possibile accumulo, abbiamo sottoposto ad indagine alcuni allevamenti di galline ovaiole a fine carriera nei quali erano state rilevate popolazioni di acari non suscettibili all'attività degli acaricidi.
Tessuti (grasso, muscoli e pelle) e organi (fegato, cuore, fegato) di 45 soggetti sono stati sottoposti ad analisi cromatografica LC-MS-MS per la ricerca di carbaryl e permetrina, molecole più ampiamente impiegate dagli allevatori per il controllo della dermanissosi.
Le analisi effettuate hanno consentito di rilevare in un numero consistente di soggetti, la presenza di residui di carbaryl, e, in particolare, in campioni di grasso e di cute, in quantità inferiore, uguale e, in alcuni casi, superiore al limite di 0.05 ppm (limite consentito dal PNR fino al 2006, quando la commercializzazione del carbaryl era ammessa).
La presenza di permetrina è stata rilevata in un numero più limitato di galline e di campioni di organi/tessuti e con concentrazioni costantemente inferiori al limite consentito dal PNR (Marangi et al., 2012).

Conclusioni
Il pesticida ideale dovrebbe essere in grado di raggiungere tutti i luoghi in cui l'acaro si nasconde, avere un'efficacia prolungata, essere selettivo, non indurre resistenza, ma essere anche innocuo per l'ospite, facile da applicare e dall'effetto immediato; inoltre non deve corrodere le superfici, avere un periodo di sospensione breve ed essere economico.
Al momento nessuna delle molecole attive nei confronti di D. gallinae possiede tutte queste caratteristiche.
L'uso degli acaricidi è ancora una realtà in tutto il mondo; tuttavia, poiché una riduzione dell'efficacia di alcune molecole è in espansione e si sta registrando in molti paesi europei, è verosimile che ciò sia dovuto all'impiego estensivo e improprio delle molecole da parte degli allevatori con conseguenze sia economico-gestionali sugli allevamenti sia sanitarie per gli animali e per l'uomo.
Anche se riteniamo che si tratti di situazioni limitate e circoscritte, i dati ottenuti nel corso delle nostre indagini sono preoccupanti per le seguenti ragioni:

  1. l'impiego del carbaryl è vietato dall'Unione Europea dal 2007 (allegato I, direttiva 91/414, 1376/07, 07/355);

  2. prima che il carbaryl fosse vietato dal commercio, non erano, in ogni caso, disponibili sul mercato italiano prodotti a base di carbaryl da impiegare in maniera specifica nei confronti dell'acaro rosso;

  3. non sono, ad oggi, disponibili sul mercato prodotti a base di permetrina registrati nei confronti dell'acaro rosso;

  4. le galline ovaiole a fine carriera, loro tessuti e/o organi possono essere immessi sul mercato come prodotti per l'alimentazione umana o utilizzate per la produzione di pet-food.
Per contrastare queste situazioni di impiego improprio e/o illegale di molecole e di possibile rischio per la salute umana, la comunità scientifica deve fornire il suo contributo affinché possano essere sviluppate le strategie di controllo della dermanissosi in maniera corretta.
In attesa di misure di controllo alternative, gli allevatori sono tenuti ad impiegare soltanto prodotti registrati per l'uso, a testarne preventivamente la loro efficacia, a ruotare le molecole e applicarle alla corretta concentrazione e formulazione.
Contestualmente, le autorità sanitarie dovrebbero garantire la registrazione di molecole nuove e innocue e assicurarsi che gli allevatori le applichino correttamente.
Tali misure sono vitali per gli allevatori e il consumatore, per ridurre il rischio che le popolazioni di acari resistenti aumentino, per salvaguardare gli animali, il comparto produttivo e la salute umana.

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LEGENDA Figura 1 - Dermanyssus gallinae De Geer (Mesostigmata: Dermanyssidae) o acaro rosso del pollame (1 x 0.4 mm). Figura 2 - Esemplari di Dermanyssus gallinae ingorgati e localizzati in clusters nei punti di giunzione delle gabbie.

Affiliazioni

Giangaspero Annunziata1*, Marangi Marianna1, Bonassisa Lucia2, Camarda Antonio3, Cafiero Maria Assunta4, Sparagano Olivier5

1Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell'Ambiente, Università di Foggia.
2Laboratori Bonassisa, Consorzio ASI, Foggia;
3 Dipartimento di Sanità Pubblica e Zootecnia, Università degli Studi di Bari.
4Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e Basilicata, Foggia;
5Northumbria University, School of Life Sciences, Ellison Building, Newcastle upon Tyne, UK

Autore corrispondente:
Prof.ssa Annunziata Giangaspero, DVM, PhD, Dipl. EVPC
Dipartimento di Scienze Agrarie degli Alimenti e dell'Ambiente Università degli Studi di Foggia
Via Napoli 25, Foggia, Italy
tel.0881.589227
fax.0881.589308
e-mail: a.giangaspero@unifg.it
www.unifg.it

Ringraziamenti
Le ricerche degli autori, sintetizzate nel presente contributo, sono state in parte finanziate dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia, 2010-2011, Bari.

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