Biblioteca Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche
Sanità Pubblica Veterinaria: Numero 123, Ottobre 2020 [http://www.spvet.it/] ISSN 1592-1581

torna alla copertina della rivista
torna all'indice generale di SPV



Studio ed applicazione di strategie per la continuità operativa delle imprese agroalimentari in situazioni di emergenze non epidemiche alla luce dell'esperienza terremoto 2016

Study and application of strategies for the operational continuity of agri-food companies, in situations of "non-epidemic emergencies" according to the 2016 earthquake experience in Italy

[Ver. 1.0]

Gina Biasini, Nicola Berni, Anna Duranti, Paolo Dalla Villa, Marco Leonardi, Carmen Maresca, Sara Tonazzini, Elisa Cordovani, Barbara Toccaceli



Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche "Togo Rosati"


Abstract. The objective of this research is, once the maximum time for which a critical activity / service can remain suspended in an emergency is known, to determine the resources for the recovery of each activity / service and define the priorities for recovery. This activity could reduce the vulnerability and therefore increase the resilience of companies in the agro-food sector, inserted in an area exposed to natural risks, to protect food safety and production. A pilot study (Current Research Project 16/2012 - Pilot study on "business continuity planning" in the agri-food field, in natural hazards exposed area) it was developed to apply Business Continuity Management (BCM) procedures for companies in the agro-food sector. The study involved two Regions of central Italy exposed to different natural risks (seismic, hydraulic and hydrogeological), characterized by small / medium-sized enterprises scattered throughout the territory of Umbria and Marche Regions. A study of the Territory was carried out to identify the threats that persist and to define possible scenarios at which to develop strategies and business continuity plans. The work developed through several consequent phases: Identification of all threats to business continuity; Definition of the threat scenarios on which to develop business continuity strategies and plans; Assessment of the organization's vulnerability for each type of threat considered and its exposure; Verification of the activities implemented to mitigate the damage suffered. On two pilot supply chains with different characteristics (dairies attached to farms and cured meat factories) studies and evaluations were carried out, breaking down and detailing the entire process into a well-defined number of processes. The supply chain management strategies and practices are the key factors in creating and distributing value along the steps of the same. Each of these subjects and steps was considered as a single process (business unit), so two types of risk assessment were applied in the selected companies: General assessment to identify specific exposures that may require protective measures; Assessment by business unit: to identify those "functions" that are most likely to disrupt the business and identify those resources on which the business strictly depends. Through a questionnaire administered to local producers, timely information was obtained for the evaluation of critical processes for operational and business continuity in the event of a disaster. The objective of this project is to evaluate whether the ready availability of data on the Operational Continuity (CO) of a company could shorten the Recovery Time Objective (RTO), that is the time necessary for the full recovery of the operation of a system or a organizational process and assess whether the assumed time corresponds to the maximum duration, foreseen or tolerated, of the down time ("time of out of service") that has occurred. We have attributed primary importance to the quantification of the RTO value, known and verified, bearing in mind that a long down time damages the possibility of restoring the service much more than a short one. The greatest damage results from the lack of knowledge of the expected time to restore the damaged services. In general, the shorter the RTO, the more expensive the recovery strategy is, so we also want to evaluate whether the applied strategy could reduce not only the time but also the costs necessary for recovery. In order to make data on company CO readily available, the Emergenza 2.0 IT platform was optimized by implementing it with the information obtained from the questionnaires. In practice, the information necessary to assess their vulnerability or ability to survive a catastrophe was associated with the veterinary facilities

Riassunto. Obiettivo di questa ricerca è, una volta noto il tempo massimo per cui può rimanere sospesa un'attività/servizio critico in una emergenza, determinare le risorse per il recupero di ogni attività/servizio e definire le priorità per il recupero. Tale attività potrebbe ridurre la vulnerabilità e quindi aumentare la resilienza di aziende del settore agro-alimentare, inserite in un territorio esposto a rischi naturali, a tutela della sicurezza alimentare e delle produzioni. Uno studio pilota (Ricerca corrente 16/2012 - Studio pilota sulla pianificazione della continuità operativa nel settore agroalimentare in un territorio esposto a rischi naturali ) era stato sviluppato per applicare le procedure di Business Continuity Management (BCM) per le imprese nel settore agro-alimentare. Lo studio ha coinvolto due Regioni dell'Italia centrale esposte a diversi rischi naturali (sismico, idraulico e idrogeologico), caratterizzato da piccole / medie imprese sparse sul territorio dell'Umbria e delle Marche. Era stato eseguito uno studio del Territorio per identificare le minacce che vi insistono e per definire gli scenari possibili a livello dei quali sviluppare le strategie e i piani di continuità operativa. Il lavoro si è sviluppato attraverso diverse fasi conseguenti: Identificazione delle totalità delle minacce alla continuità operativa; Definizione degli scenari delle minacce sui quali sviluppare le strategie e i piani di continuità operativa; Valutazione della vulnerabilità dell'organizzazione per ogni tipologia di minaccia considerata e la relativa esposizione; Verifica delle attività messe in campo per mitigare il danno subito. Su due filiere pilota con caratteristiche differenti (caseifici annessi agli allevamenti e salumifici) sono stati compiuti studi e valutazioni scomponendo e puntualizzando l'intero processo in un numero ben definito di n° processi. Le strategie e le pratiche di gestione della filiera costituiscono i fattori chiave di creazione e distribuzione del valore lungo i passaggi della stessa. Ognuno di questi soggetti e passaggi è stato considerato come processo singolo (unità di business), quindi nelle aziende scelte sono state applicate due tipologie di valutazione del rischio: Valutazione generale per identificare specifiche esposizioni che possono rendere necessarie misure di protezione; Valutazione per unità di business: per identificare quelle "funzioni" che hanno la maggiore probabilità di interrompere il business stesso e identificare quelle risorse da cui il business dipende strettamente. Attraverso un questionario somministrato ai produttori locali, si sono ottenute informazioni puntuali per la valutazione dei processi critici per la continuità operativa e di business in caso di disastro. Obiettivo di questo progetto è quello di valutare se la pronta disponibilità di dati sulla Continuità Operativa (CO) di un'azienda potesse accorciare il Recovery Time Objective (RTO) cioè il tempo necessario per il pieno recupero dell'operatività di un sistema o di un processo organizzativo e valutare se il tempo ipotizzato corrisponde alla massima durata, prevista o tollerata, del down time ("tempo di fuori servizio") occorso. Aspetto di primaria importanza abbiamo attribuito alla quantificazione del valore di RTO, conosciuto e verificato, tenendo presente che un down time lungo danneggia la possibilità di ripristinare il servizio molto più di uno breve. Il danno maggiore deriva dalla mancata conoscenza di quanto sia il tempo previsto per il ripristino dei servizi danneggiati. In generale più è breve l'RTO più è costosa la strategia di recovery, per cui si vuole anche valutare se la strategia applicata potesse ridurre oltre che i tempi anche i costi necessari al recovery. Per rendere prontamente disponibili i dati sulla CO aziendale si è ottimizzata la piattaforma informatica Emergenza 2.0 implementandola con le informazioni ricavate dai questionari. In pratica si sono associate alle strutture d'interesse veterinario le informazioni necessarie per valutarne la vulnerabilità o la capacità di sopravvivere a una catastrofe



Introduzione
Tra le attività principali per poter gestire gli aspetti più critici del processo di continuità operativa per le Micro e Piccole e Medie Imprese (PMI) del settore agroalimentare vi sono: l'analisi di rischio aziendale, l'analisi della filiera di settore e delle relative interdipendenze a seguito di evento critico.
In fase di preparazione è necessario per il gestore di Micro e PMI, avere chiara la distinzione tra il piano di emergenza interno (incident response plan) vero e proprio ed i piani di ripristino (disaster recovery) e di continuità gestionale (business continuity). Il piano di emergenza interno è normalmente la prima parte del piano di ripristino, ovvero la risposta/reazione del personale interno di Micro e PMI all'evento nei minuti e nelle ore successive l'evento stesso.
Il piano di ripristino è il processo continuo per la mitigazione a breve termine delle conseguenze dell'evento, che va oltre la reazione immediata; esso può, in linea di massima, essere inteso come un'estensione del piano di emergenza interna. Il piano di continuità gestionale è invece il programma complessivo delle misure messe in atto per far fronte al rischio a livello aziendale e permette di trattare l 'interruzione delle normali attività nelle settimane e nei mesi successivi all'evento.

Tra le attività ad alta integrazione per i criteri BCM, che possono essere attuate in fase di piano di emergenza interna e piano di ripristino di Micro e PMI, vi sono, ad esempio, con riferimento ai rischi prevedibili (es. rischio idrogeologico, rischio connesso con gli eventi meteorologici estremi), quelle che presuppongono un collegamento consapevole con il sistema di allertamento nazionale.
Attivare questo collegamento consapevole, permette di organizzare e gestire nell'ambito di Micro e PMI, possibili misure di prevenzione non strutturale (attive e passive) per ridurre la vulnerabilità al rischio prevedibile di strutture, allevamenti ed impianti di trasformazione. Molte e significative misure di emergenza (es. misure attive) possono essere attuate solo in caso di sufficiente tempo di allerta, che permetta di porre in essere le azioni e gli strumenti necessari a rendere efficienti le misure di sicurezza.
Per superare i linguaggi e le culture individuali al fine di rendere la terminologia scientifica equivalente e univoca, il gruppo di ricerca ha adottato convenzionalmente un vocabolario cui far riferimento, già definito ed utilizzato per il progetto pilota, soprattutto per la valutazione della vulnerabilità per tipologia di minaccia considerata e la relativa esposizione al fine di concordare un modello operativo comune che permettesse un approccio per processi:

Disaster Recovery (DR): è un processo immediato che s'instaura a seguito di un evento negativo con imponente magnitudo d'impatto.

Recovery Time Objective (RTO): insieme al down time da un valore temporale molto circoscritto al DR.

Continuità Operativa (CO): Il processo che subentra al processo di D.R., è soprattutto un processo olistico finalizzato alla pianificazione puntuale in base alla quale un'impresa può recuperare l'operatività delle sue funzioni e dei suoi processi fondamentali: Business Continuity Management (BCM): è l'insieme dei requisiti la cui gestione è fondamentale per qualsiasi organizzazione; progettata specificatamente per mantenere la continuità d'impresa anche nelle circostanze più problematiche e impreviste, salvaguardando: il personale, la reputazione dell'azienda e la produzione e la vendita.

Business continuity (BC): gestione della continuità operativa, cioè la capacità dell'azienda di continuare ad esercitare il proprio business a fronte di eventi avversi che possono colpirla. Il Business continuity management identifica i pericoli potenziali che minacciano l'organizzazione, e fornisce gli strumenti operativi utili ad aumentare la resilienza e la capacità di risposta in modo da salvaguardare gli interessi degli stakeholder, le attività produttive, l'immagine, riducendo i rischi e le conseguenze sul piano gestionale, amministrativo, legale.

Sono stati considerati elementi del Business Continuity Management:
  1. Risk Assessment;
  2. Business Impact Analisys (BIA);
  3. BCM Strategy;
  4. Business Continuity Planning.
a) Risk Assessment: prevede la valutazione dei rischi/minacce che possono avere effetti sulle attività critiche della filiera zootecnica-agroalimentare e le risorse necessarie che influenzano la capacità dell'organizzazione di produrre gli specifici prodotti/processi chiave. Gli Obiettivi specifici del Risk Assesment sono:
b) Business Impact Analisys: prevede l'identificazione dei prodotti e dei servizi chiave e delle risorse di supporto, unitamente al tempo massimo in cui si può gestire e superare gli effetti degli eventi su ciascun prodotto/servizio critico e alla definizione delle risorse richieste per ripristinare i prodotti/servizi chiave.
Gli Obiettivi specifici del Businnes Impact Analisys sono:
c) BCM Strategy: Definizione di procedure volte alla valutazione e identificazione delle possibili strategie operative a livello generale che permettono di mitigare gli impatti di un evento sulle produzioni/processi critici.
La valutazione va effettuata in funzione dei tempi/velocità di recupero necessari per le attività dei processi critici, per i costi, per la disponibilità di risorse, ecc.

d) Business Continuity Planning: prevede la realizzazione di un documento attuativo dei processi tramite i quali l'organizzazione assicura il mantenimento delle operazioni di recovery rispetto agli effetti degli scenari di danno ipotizzabili (dalle fasi di risk assessment e BIA) e rispetto alle strategie operative identificate.

Nell'ambito della Businnes Continuity Management (BCM) particolare importanza inoltre è assunta da:

Recovery Time Objective (RTO): è il tempo necessario per il pieno recupero dell'operatività di un sistema o di un processo organizzativo. È in pratica la massima durata, prevista o tollerata, del down time ("tempo di fuori servizio") occorso. In genere più è breve il RTO più è costosa la strategia di recovery. Aspetto di primaria importanza è attribuito alla quantificazione del valore di RTO, conosciuto e verificato, tenendo presente che un lungo down time danneggia la possibilità di ripristinare il servizio molto più di uno breve. Il danno maggiore deriva dalla mancata conoscenza di quanto possa essere il tempo previsto per il ripristino dei servizi danneggiati.

Maximum Tolerable Period Of Disruption (MTPD): è il massimo valore del tempo in cui, a seguito di un evento che causa la distruzione dei processi, i prodotti/servizi chiave di un'impresa possono essere indisponibili prima che gli stakeholder ricevano conseguenze inaccettabili. MTPD quindi è un parametro fondamentale che determina quanto tempo un'organizzazione può essere indisponibile, a seguito di un evento dannoso, prima di trovarsi definitivamente "fuori mercato".

Incident Management Plan: è una documentata serie di attività che vanno attivate/messe in atto da parte dei componenti del team BCM in risposta a incidenti/eventi critici.

Preparazione e risposta all'emergenza: Stabilire e attuare per rendere operative e mantenere attive procedure per la gestione delle potenziali situazioni di emergenza e degli incidenti che possono avere un impatto sulla sicurezza alimentare e pertinenti al ruolo dell'organizzazione nella filiera.

Filiera agroalimentare: insieme degli agenti e delle operazioni che concorrono alla formazione ed al trasferimento di un prodotto (o di un gruppo di prodotti) allo stadio finale di utilizzazione.
Le strategie e le pratiche di gestione della filiera (ormai note come Supply Chain Management) costituiscono i fattori chiave di creazione e distribuzione del valore lungo i passaggi della filiera stessa. La corretta gestione dei flussi tra l'impresa e i soggetti della filiera è caratterizzata da due fattori critici.

Figura 1. Flusso della rintracciabilità e flusso logistico per i soggetti coinvolti
Figura 1. Flusso della rintracciabilità e flusso logistico per i soggetti coinvolti.
Figure 1. Traceability and logistic flow for the subjects involved.



Il processo euristico emerso nel corso della ricerca viene rappresentato nell'immagine (Fig.2) sottostante:

Schema del processo di analisi e valutazione adottato per il problem solving
Figura 2. Schema del processo di analisi e valutazione adottato per il problem solving.
Figure 2. Outline of the analysis and evaluation process, adopted for problem solving.


Materiali e metodi

Normativa di riferimento

Testo unico delle leggi sanitarie approvato con regio decreto del 27 luglio 1934, n. 1265

D.P.R. 8 febbraio 1954, n. 320: Regolamento di Polizia Veterinaria

Legge 24 febbraio 1992, n. 225 "Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile". GURI S.O. n. 64 del 17 marzo 1992 e successive modifiche.

Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112, recante: "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni e agli enti locali, in attuazione del capo 1 della legge 15 marzo 1997, n. 5".

Decreto del Ministero dell'Interno del 13 febbraio 2001 "Adozione dei Criteri di massima per l'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi". (GURI Serie Generale, n. 81 del 06 aprile 2001).

Decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, recante: "Disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile e per migliorare le strutture logistiche nel settore della difesa civile".

Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile Servizio Emergenza Sanitaria. Comunicato relativo al decreto del Ministro dell'Interno delegato per il coordinamento della protezione civile 13 febbraio 2001, concernente: "Adozione dei Criteri massima per l'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi". Comunicato relativo al decreto del Ministro dell'Interno delegato per il coordinamento della protezione civile 13 febbraio 2001, concernente: Adozione dei "Criteri massima per l'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi". (Decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 81 del 6 aprile 2001). - GURI S.O. n. 109 del 12 maggio 2001.

Legge 27 dicembre 2002, n. 286 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, recante interventi urgenti a favore delle popolazioni colpite dalle calamità naturali nelle regioni Molise e Sicilia, nonché ulteriori disposizioni in materia di protezione civile".

Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 27 febbraio 2004 "Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione civile".

Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, concernente "Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze".

Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2008 "Organizzazione e funzionamento di SISTEMA presso la Sala Situazioni Italia del Dipartimento della protezione civile".

Reg. (CE) n. 1099/2009 del 24 settembre 2009 relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento.

Reg. (CE) n. 1069/2009 del 21 ottobre 2009 recante norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine animale e ai prodotti derivati non destinati al consumo umano e che abroga il regolamento (CE) n. 1774/2002 (regolamento sui sottoprodotti di origine animale) Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile. Piano Nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche. Revisione 3.141592653589 1 marzo 2010

Reg. (UE) n. 142/2011 del 25 febbraio 2011 recante disposizioni di applicazione del regolamento (CE) n. 1069/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine animale e ai prodotti derivati non destinati al consumo umano, e della direttiva 97/78/CE del Consiglio per quanto riguarda taluni campioni e articoli non sottoposti a controlli veterinari alla frontiera

LEGGE 12 luglio 2012, n. 100. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile. GURI n. 162 del 13 luglio 2012.

D.P.R. 28 marzo 2013, n. 44 recante il riordino degli organi collegiali e altri organismi operanti presso il Ministero della salute Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile. Direttiva del 10 luglio 2013 inerente il "Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico". Decisione n. 1313/2013/UE del parlamento europeo e del consiglio del 17 dicembre 2013 su un meccanismo unionale di protezione civile.

D. Lgs 1/2018 - Codice di Protezione Civile.

Ricerca documentale di tutte le schede o moduli utilizzate in emergenza.

Sono stati considerati i dati d'interesse veterinario che si sono resi necessari, almeno in un'occasione, durante la gestione del sisma 2016, e fra questi sono stati selezionati quelli congruenti la ricerca:
Fonte dati disponibile sull'argomento
Si è effettuata una ricognizione sulle Fonti dati utilizzate o utilizzabili in Regione per la gestione delle Emergenze e disponibili presso ANCI, Camere di Commercio, Protezione Civile, Assessorati al fine di non creare duplicati difficilmente aggiornabili ma soprattutto per definire collegialmente le fonti dati comuni da utilizzare in caso di emergenza.
Le fonti dati utilizzate sono state:

BDN (Banca Dati Nazionale) anagrafe zootecnica:
SIVA (Sistema Informativo Veterinaria e Alimenti) Umbria:
Portale Open Data Regione Umbria:
SIAR (Sistema Informativo Agricolo Regionale) Umbria:
Strumenti disponibili:
Analisi delle informazioni che si sono rese necessarie nel lavoro del CTI.
Il Ministero della Salute, come risposta al sisma del Centro Italia del 2016, organizza e formalizza il Coordinamento Tecnico Interregionale (CTI): la veterinaria italiana nel terremoto dell'Italia Centrale ha proposto un nuovo schema per la gestione delle emergenze di Sanità Pubblica Veterinaria (SPV) e per la Sicurezza Alimentare.
Il CTI funge da supporto tecnico-scientifico alla funzione 2 "Sanità e Assistenza alla popolazione" della DICOMAC ( Direzione Comando e Controllo del Dipartimento della Protezione Civile).
Il modello predisposto contiene l'organizzazione propria della veterinaria (Ministero, Regione, ASL e IIZZSS) e dell'Agricoltura (MIPAAF) che va a integrarsi armoniosamente al sistema di P.C., attivando un'osmosi tecnico-operativa tra il centro e i territori. La garanzia di tale impianto è che all'interno del CTI la comunicazione segue le procedure previste, utilizzando il "proprio linguaggio"; mentre quando comunica con il sistema di PC, riconosce e utilizza il metodo Augustus, rispettando il sistema di coordinamento.
Per la pianificazione delle attività da svolgere, presso gli allevamenti (ispezioni, raccolta dati, censimento dei capi) il CTI ha utilizzato la BDN come fonte dati.
Le informazioni necessarie sono state raccolte con una scheda predisposta per l'occasione e tutte le informazioni raccolte nel corso delle attività sono state caricate nel "Sistema Iuvene", il sistema informatico messo a disposizione dal Centro di Referenza per le Emergenze non Epidemiche, presso l'IZSAM.
Le informazioni inizialmente contenute in BDN, quali le coordinate geografiche dei siti, il numero di allevamenti collegati a uno stesso codice aziendale, la consistenza in capi e la capacità recettiva della stalla, sono state decisive per la gestione sanitaria, in corso di tal evento, è emersa la necessità di acquisire ulteriori informazioni rispetto a quelle già presenti. Si sono resi, infatti, necessari i dati catastali, il numero delle unità immobiliari e loro destinazione, la presenza e la dislocazione di strutture particolarmente critiche (letamaie, silos, ecc.). Con l'attività del CTI è stato possibile adeguare tempestivamente, anche se in modo parziale la BDN, rendendola maggiormente efficace anche nella gestione delle emergenze non epidemiche.

Molti dei dati essenziali, in corso di emergenza, sono stati reperiti direttamente da interviste agli imprenditori con inevitabile allungamento dei tempi di risposta superiore a quelli richiesti dalla condizione stessa di emergenza. Peraltro, molte di queste informazioni erano già state considerate importanti e inserite nei questionari di C.O. del progetto pilota. Tra queste ad esempio i dati di dettaglio relativi al numero dei capannoni e alle dimensioni degli stessi adibiti alla stabulazione, così come i sistemi di mungitura, raccolta e conservazione del latte. Tali informazioni sono state determinanti sia per fornire le prime soluzioni emergenziali sia per l'introduzione di procedure operative straordinarie a garanzia della sanità degli animali e della sicurezza degli alimenti.
L'evento calamitoso ha definito la necessità di risposte immediate alle esigenze dei bisogni primari (acqua e/o cibo, mungitrici, raccolta e gestione del latte, gestione dei capi morti, richieste di abitazioni provvisorie rurali, stalle sostitutive, depositi o fienili…); il dover mantenere traccia delle azioni di mitigazione è stato condizionante per la progettazione di una piattaforma informatica capace di gestire contemporaneamente e on-line le informazioni prodotte per il mantenimento della CO.
Le fasi da gestire in emergenza hanno riguardato non solo gli aspetti sanitari ma tutta una serie di servizi che gravitano normalmente intorno agli allevamenti come i servizi per l'agricoltura sia regionali sia ministeriali e ovviamente i lavori pubblici per l'avanzamento dei lavori riguardo alla messa in opera di soluzioni provvisorie.

Risultati
La soluzione individuata per la gestione di tutti i dati prodotti e in produzione durante l'emergenza, è stata la produzione di una dinamica piattaforma informatica "Emergenza 2.0" capace di seguire l'andamento delle attività (Tonazzini et al., 2019).
Tale strumento è stato in grado di seguire le attività suddivise in fasi conseguenti che vanno dai sopralluoghi preliminari alla consegna di soluzioni individuate.
Emergenza 2.0 piattaforma informatica on-line, consente il popolamento distribuito delle informazioni, l'analisi e la reportistica centralizzata dei dati in essa presenti. L'accesso è consentito mediante credenziali nominative rilasciate dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche agli utenti indicati delle varie Organizzazioni.

Ad esse è associato un profilo operativo che permette la definizione del sottoinsieme di operazioni che possono svolgere. L'accesso ai dati da parte di un operatore è legato alla regione di competenza. Sono previsti account di supervisione, che permettono di accedere alla rendicontazione dei dati, assegnati al Dipartimento di Protezione Civile Nazionale, al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, al Ministero della Salute e alle Regioni.
Ai fini di questa ricerca è stato utile implementare la piattaforma informatica Emergenza 2.0 con dati ricavati dai prototipi di schede della CO, in modo da permettere il calcolo di RTO per le aziende considerate.

Fra le aziende valutate rientrano:
In particolar modo abbiamo preso in considerazione i caseifici annessi agli allevamenti zootecnici, con lo scopo di verificare i dati nella loro globalità provenienti da fonti e rilevazioni diverse. Tutto ciò con l'obiettivo di dare risposta alla domanda che ci si era posti nella prima fase di emergenza:
"raccogliendo i dati e seguendo le logiche di CO (come descritto in precedenza e nel progetto pilota) si poteva avere un accorciamento dei tempi di DR? e soprattutto si sarebbero potuti supportare gli imprenditori nella definizione del loro RTO?".
Per rispondere a queste domande abbiamo simulato, utilizzando la piattaforma Emergenza 2.0, l'inserimento di dati noti nel post sisma con i dati reali prodotti durante l'emergenza.

I risultati ottenuti, comparando i dati simulati con gli effettivi del post sisma, hanno evidenziato che alcune informazioni sono fondamentali alla gestione dell'emergenza stessa e capaci di accorciare i tempi di DR.
Tra queste le informazioni più rilevanti sono risultati essere:

Capacità di lavorazione, di stoccaggio e vendita/distribuzione dei prodotti derivanti dall'attività
I caseificatori proprietari di strutture risultate agibili sono stati supportati per favorire la ripresa della produzione sia definendo procedure di pulizia ambientale straordinaria che controllo delle apparecchiature, prima di riapplicare il controllo sistematico atto a identificare e tenere sotto controllo i problemi di sicurezza alimentare nella produzione degli alimenti e quindi poter ri iniziare la produzione stessa.
Più difficoltoso è risultato il percorso individuato per la ripresa dei caseifici non agibili, per i quali la possibile soluzione è stata affidata alla delocalizzazione.
La delocalizzazione è stata individuata quale soluzione potenzialmente più rapida e di più semplice attuazione, soprattutto se praticata presso strutture agibili della stessa azienda.

Tale ultima possibilità è risultata adottabile solo in un unico caso; d'altra parte, dall'indagine effettuata nell'ambito del progetto pilota, era già emerso che i caseifici oggetto dello studio non avevano strutture multi-sito, pertanto tale possibilità risultava già occasionale.
Un'ulteriore possibilità è stata quella di delocalizzare l'attività presso altri impianti funzionanti non appartenenti all'azienda. Ciò si è reso attuabile in considerazione della peculiarità dell'impresa in oggetto.
Pertanto, considerando tali caratteristiche, potremo dedurre che il Maximum Tolerable Period of Disruption potrebbe essere più lungo rispetto a realtà produttive differenti.

Conclusioni
L'applicazione dei criteri BCM per le grandi strutture industriali può contare su risorse interne delle stesse; l'attivazione di detti criteri per Micro e PMI, è praticamente impossibile. Per attuare quindi i criteri BCM per Micro e PMI del settore agroalimentare, occorre il significativo e fondamentale supporto del sistema complesso di Protezione Civile.
Quanto espresso porta a pensare alla possibilità di inserire il processo di pianificazione della BCM per Micro e PMI nell'ambito del processo di pianificazione di protezione civile a vari livelli, dal livello locale (anche in gestione associata) fino al livello nazionale. È anche possibile pensare ad una pianificazione strutturata per "distretti" produttivi, ovvero per Ambiti Territoriali Ottimali (ATO). Un ulteriore considerazione, stante la complessità del sistema di risposta in fase emergenziale, suggerisce l'idea di strutturare un raggruppamento omogeneo di attività finalizzate alla rapida ripresa delle attività produttive, ovvero di una apposita funzione di supporto "Continuità produttiva delle Micro e PMI" nell'ambito delle attivazioni della struttura di comando e controllo a seguito di un evento calamitoso. Detta funzione, appositamente strutturata, potrebbe essere in grado di proporre ed attuare soluzioni per la continuità del tessuto produttivo locale, che richiedono una grande integrazione di enti e strutture operanti sul territorio colpito e coordinate nell'ambito dei centri operativi attivati.

Peraltro, le attività della funzione possono orientarsi anche alla gestione degli effetti sull'intera filiera, in attuazione dei criteri del Supply Chain Continuity Management (SCCM).
Questo porterebbe il sistema di risposta, anche a livello locale, a permettere l'attivazione di "disaster recovery" delle Micro e PMI, con tempistiche compatibili con il MTPD (Maximum Tolerable Period of Disruption), ovvero con il tempo massimo in cui i processi produttivi possono non essere disponibili per evitare la fuoriuscita dal mercato di riferimento.
Attraverso tale progetto sono stati coinvolti non solo gli operatori sanitari, ma tutte le risorse presenti nella comunità e nei territori, come i Comuni, le Associazioni di Categoria, fino alle Associazioni di volontariato. Tutti i Comuni umbri hanno un piano di emergenza. Mancava, per il settore Veterinario, una rete operativa pronta a intervenire in maniera tempestiva e coordinata e a controllare la comunicazione nei confronti della popolazione o in altri termini l'identificazione puntuale delle figure da coinvolgere, in grado di assumere decisioni ciascuno per il proprio ruolo (secondo la logica della catena di comando) e contemporaneamente di rispondere a un'organizzazione multisettoriale oltre che, talora, sovra-aziendale. Con la formazione prevista dal presente progetto, s'intendeva pertanto migliorare la capacità di risposta della sanità pubblica a un'emergenza, nelle fasi di valutazione del problema, controllo e gestione dello stesso:
formare, quindi, gli operatori di sanità pubblica (Dipartimenti di Prevenzione e Distretti) a svolgere attività che sono proprie di una situazione di emergenza collettiva, rispettando le procedure tipiche della gestione degli eventi calamitosi e catastrofici da parte della Protezione Civile.

Obiettivo di questa fase è stato quello di costituire un modello strutturato di rete aziendale e regionale per la gestione delle emergenze di sanità pubblica in grado di rappresentare concretamente il "punto di contatto" con la protezione civile.
Si è lavorato per produrre una Linea Guida Regionale, condivisa, per le emergenze non epidemiche veterinarie adottate con Deliberazione della Giunta Regionale 6 maggio 2019, n. 601.
Dopo aver redatto i prototipi di schede, ultimata la formazione, è stata attivata la fase di raccolta dati in modo da permetterne la sperimentazione e successiva validazione in modo da valutare la puntuale risposta del prototipo e soprattutto se il sistema riesce ad accorciare i tempi di valutazione dei danni e quindi accorciare i tempi di risposta del Sistema Complesso di Protezione Civile.
Ulteriori spunti di miglioramento emersi dall'esperienza maturata nel corso dell'evento possono essere così riassunti:



Bibliografia

Delibera Giunta Regionale 6 maggio 2019, n. 601. Supplemento ordinario n. 4 al "Bollettino Ufficiale" - Serie Generale - n. 26 del 22 maggio 2019

Lupattelli A., Primavilla S., Mencaroni G., Biasini G., Bazzucchi V., Scorpioni V., Scuota S., Tinaro M. (2018). Poster - Food security in Umbrian civil protection tent camps in non-epidemic emergencies: analytical verification in field canteens in the 2016 earthquake. XVIII Congresso Nazionale S.I.Di.L.V., Perugia 7-9 Novembre 2018.

Tonazzini S., Poggioni V., Filippini G., Maresca C., Felici A., Scieri G., Cordovani E., Gina Biasini G. (2019). Applicazione Web per la gestione dell'emergenza sismica nel Centro Italia (2016-2017) - Web application for management of the seismic emergency in Central Italy (2016-2017). Sanità Pubblica Veterinaria, n. 115, Agosto.



OPEN REVIEW - Modulo per la "revisione aperta" di questo articolo, pubblicato sul numero 123/2020 di SPVet.it



Studio ed applicazione di strategie per la continuita' operativa delle imprese agroalimentari in situazioni di emergenze non epidemiche alla luce dell'esperienza terremoto 2016 - Study and application of strategies for the operational continuity of agri-food companies, in situations of non-epidemic emergencies according to the 2016 earthquake experience in Italy
Biasini et al., 2020 - Studio ed applicazione di strategie per la continuità operativa delle imprese agroalimentari in situazioni di emergenze non epidemiche alla luce dell'esperienza terremoto 2016 - Study and application of strategies for the operational continuity of agri-food companies, in situations of "non-epidemic emergencies" according to the 2016 earthquake experience in Italy (SPVet.it 122/2020)



Creative Commons License
Studio ed applicazione di strategie per la continuità operativa delle imprese agroalimentari in situazioni di emergenze non epidemiche alla luce dell'esperienza terremoto 2016 - Study and application of strategies for the operational continuity of agri-food companies, in situations of "non-epidemic emergencies" according to the 2016 earthquake experience in Italy by Biasini et al., 2020 is licensed under a Creative Commons Attribution 4.0 International License.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://indice.spvet.it/adv.html.