Biblioteca Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche
Sanità Pubblica Veterinaria: Numero 111, Dicembre 2018 [http://www.spvet.it/] ISSN 1592-1581
Documento reperibile all'indirizzo: http://spvet.it/indice-spv.html#692

torna alla copertina della rivista
torna all'indice generale di SPV


Le biblioteche digitali e il processo di acquisizione e organizzazione delle informazioni scientifiche
The digital libraries and the process of take over and organization of scientific information

Nadia Montanucci



1 Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche "Togo Rosati"




Abstract. In this paper the digital library as a combination of a service, information resources such as databases, images and documents, is described. Rather than a new type of library, we may see it as a natural evolution of the contemporary library. This structure born in an informative context in which there are four dimensions: users, technology, services, which are the main function of each digital library and contents, that is all sorts of documents. This new type of library can be defined both for the reference user (who can be specialized or generic), and for the different types of resources collected (music, printed documents, maps, patents, images). The use of the term library 2.0, remains in any case a convenient label to express the consequences of the application of Web to the world of libraries, to define a study environment and information with innovative features linked to the Internet

Riassunto. Il presente lavoro descrive le Biblioteca digitale quale combinazione tra un servizio, un insieme di risorse informative come banche dati, immagini e documenti. Piuttosto che di un nuovo tipo di biblioteca, si dovrebbe parlare della naturale evoluzione contemporanea della biblioteca. Questa struttura nasce in un contesto informativo nel quale sono presenti quattro dimensioni: gli utenti, la tecnologia, i servizi, che costituiscono la funzione principale di ogni biblioteca digitale; i contenuti, ovvero ogni sorta di documenti o formati. Questa nuova tipologia di biblioteca, può essere definita sia per il tipo di utenza di riferimento, che può essere specialistica o generica, sia per i diversi tipi di materiali raccolti (musica, documenti, mappe, brevetti, immagini). L'utilizzo del termine biblioteca 2.0, rimane in ogni caso una comoda etichetta per esprimere le conseguenze dell'applicazione del web 2.0 al mondo delle biblioteche, per definire un ambiente di studio ed informazione dalle caratteristiche innovative.




Caratterizzazione delle Biblioteche digitali - Cos’è la Biblioteca digitale
Il primo termine impiegato per descrivere una biblioteca che impiega strumenti tecnologici per il proprio funzionamento é quello di “biblioteca elettronica”. Questo termine definisce una biblioteca automatizzata che adopera strumentazione elettronica necessaria per il proprio funzionamento, ad esempio computer, terminali o server. L'utilizzo del termine elettronico, tra l'altro ormai di vecchia data, si riferisce alla strumentazione impiegata per la lettura dei dati, e non alle caratteristiche dei dati utilizzati. “Elettronico”, dunque, sta ad indicare una serie di servizi e documenti che sarebbero inaccessibili senza l'ausilio di determinate attrezzature.

Il termine “biblioteca digitale”, invece, è stato utilizzato per la prima volta da Christine Borgman nel 1993, con il fine di indicare una combinazione tra un servizio, un insieme di risorse informative quali banche dati, immagini e documenti, un'architettura di rete e un insieme di strumentazione impiegata per localizzare un'informazione, recuperarla e utilizzarla1.
In seguito, William Y. Arms pose una nuova definizione di biblioteca digitale, intesa come una collezione di informazioni, organizzata insieme ai servizi correlati, in cui tali informazioni sono in forma digitale ed i relativi servizi sono accessibili attraverso la rete2.

Secondo una terza definizione, focalizzata sul servizio, la biblioteca digitale nasce in un contesto informativo nel quale sono presenti quattro dimensioni: gli utenti, che rappresentano il substrato sociale e culturale che ha portato alla nascita e all'evoluzione delle biblioteche digitali; la tecnologia, ovvero il motore pulsante della biblioteca digitale; i servizi, che costituiscono la funzione principale di ogni biblioteca digitale; i contenuti, ovvero ogni sorta di documenti o formati3.
Un'altra concezione di biblioteca digitale, che giunge dal settore delle scienze informatiche, è incentrata sulla non necessità di intermediari tra la biblioteca digitale e gli utenti. Secondo tale concezione, la biblioteca non è soltanto una collezione digitale caratterizzata da strumenti che gestiscono le informazioni, bensì uno spazio in cui inserire collezioni, servizi e persone a supporto tanto dei processi di creazione, utilizzo e preservazione dei dati, quanto dell'informazione e della conoscenza4.
Seguendo tale concezione, quindi, è possibile identificare tre elementi essenziali che caratterizzano una biblioteca digitale cioè l'accesso, l'utente e la collezione, aggregati nello spazio organizzato della biblioteca digitale stessa.

Anche la comunità bibliotecaria ha dato il suo contributo nel tentativo di definire la biblioteca digitale. Tale definizione, che parte da una prospettiva incentrata sul servizio offerto dalla biblioteca digitale, giunge dalla Digital Libraries Federation (DLF), e precisa che le biblioteche digitali sono organizzazioni che forniscono tutte quelle risorse necessarie per selezionare, organizzare, interpretare, distribuire e preservare nel tempo le collezioni digitali, in modo tale da renderle accessibili a una comunità definita o a un insieme di comunità5.
Seguendo tale definizione, la biblioteca digitale rappresenterebbe un'estensione o un'evoluzione dei servizi offerti dalle biblioteche nel settore dell'informazione.
Ancora, Gabriele Mazzitelli, in periodi più recenti, ha definito la biblioteca digitale in relazione al processo di evoluzione subìto dalle biblioteche tradizionali, ovvero quale insieme di una o più collezioni di oggetti digitali messi a disposizione degli utenti per mezzo di interazioni di tipo elettronico che possono comprendere diversi servizi quali la catalogazione, l'indicizzazione, il servizio di recupero dei documenti e di fornitura di informazioni a distanza. Si tratta, quindi, di un sistema complesso ed organizzato in cui i contenuti disponibili in rete vengono messi a disposizione dell'utenza, in maniera strutturata6.

Come si può ben intuire, il fatto che esistano definizioni diverse tra loro e che guardano alla biblioteca digitale da prospettive diverse, non permette di trovare una definizione univoca di biblioteca digitale, anzi, si tratta di una definizione dinamica in continuo cambiamento. Nonostante la quantità e la diversità di definizioni che sono state date nel tempo alle biblioteche digitali, compito dei bibliotecari è quello di riuscire a estrapolare una definizione funzionale in grado di guidare il lavoro quotidiano. Nel perseguire tale fine, è necessario chiarire alcune questioni terminologiche, così da intendere cosa di sicuro non è una biblioteca digitale.
In primo luogo, bisogna distinguere il termine biblioteca digitale da quelli correlati di biblioteca ibrida ed elettronica. Il termine biblioteca ibrida, infatti, indica una biblioteca né del tutto digitale, né completamente analogica, sia per quanto concerne le raccolte che i servizi offerti7.
Il concetto di biblioteca elettronica, indica una biblioteca automatizzata che impiega ogni sorta di strumentazione elettronica propedeutica al suo funzionamento. Chiaramente ogni biblioteca digitale sarà anche una biblioteca elettronica, ma non viceversa8.

Altro sinonimo improprio utilizzato per riferirsi alla biblioteca digitale è quello di biblioteca virtuale. Tale termine è stato coniato da Tim Berners-Lee, creatore dell'omonimo sito web “The WWW Virtual Library” (http://www.vlib.org/), che realizza la visione della biblioteca quale collezione pressoché illimitata di documenti collegati in rete9.
Il termine “virtuale” significa, in altri termini, che la biblioteca fisicamente non c'è, in quanto la collezione è contenuta nel cyberspazio.

The WWW Virtual Library
Figura 1. Homepage The WWW Virtual Library (http://www.vlib.org/)


La biblioteca digitale rappresenta un particolare tipo di biblioteca virtuale, motivo per cui spesso i due termini vengono utilizzati come sinonimi.
Ciò premesso, è possibile adesso estrapolare una definizione generale di biblioteca digitale, ovvero una biblioteca immateriale, all'interno della quale vengono conservati e resi disponibili esclusivamente documenti digitali, sia originali che convertiti dal supporto cartaceo, che vengono gestiti e calcolati elettronicamente. Ogni sorta di operazione che riguarda l'utente, può essere compiuta comodamente da casa, da uno studio professionale, da un'aula didattica o da un ufficio10.
Ciò premesso, è lecito domandarsi se la biblioteca digitale possa considerarsi una biblioteca e, in caso di risposta positiva, in quali termini. L'avanzare del fenomeno della biblioteca digitale, infatti, ha dato vita ad un acceso dibattito circa cosa debba intendersi per biblioteca, quali siano le sue funzioni e quali siano i cambiamenti che si sono resi necessari per le biblioteche nella società dell'informazione. Si è dunque discusso a lungo delle differenze di organizzazione, di concetto e di funzioni delle biblioteche tradizionali e di quelle digitali. Oggi, buona parte degli esempi di biblioteca digitale costituisce lo sviluppo naturale di biblioteche tradizionali, come nel caso delle biblioteche nazionali. Ma esistono anche biblioteche digitali che del concetto di biblioteca hanno ben poco.

Secondo l'autore Clifford Lynch, la biblioteca digitale dovrebbe rappresentare un ambiente non solo atto al recupero di informazioni, ma anche utile per un lavoro attivo: se le biblioteche digitali vengono viste non soltanto come un mezzo per accedere all'informazione, ma anche come strumento idoneo ad un approccio comunicativo e collaborativo, si delinea una profonda differenza, quasi rivoluzionaria, rispetto alle biblioteche tradizionali. Più le biblioteche digitali evolvono da strumenti di ricerca dell'informazione a strumenti di lavoro collaborativo più, secondo l'autore, migliorerà la possibilità di cambiare positivamente la produttività delle comunità partecipanti. Tuttavia, più le biblioteche digitali evolvono in questa direzione, più si allontanano dalle biblioteche tradizionali, che per prime investono per svilupparle11.
Di avviso più moderato appare l'approccio adottato da Nancy A. Van House, la quale sottolinea come le biblioteche digitali siano ancora in linea con il processo di pubblicazione dell'editoria digitale, e che sono delle vere e proprie istituzioni, così come le biblioteche tradizionali, entrambe gestite da professionisti con il ruolo di intermediari. Tuttavia sottolinea le differenze sostanziali tra le due tipologie di biblioteca: le biblioteche digitali perdono il controllo di qualità del sistema editoriali e delle pubblicazioni a stampa, posta la libertà di accesso per ogni sorta di autore. Due sono i risultati rilevanti che si possono registrare dalle prime esperienze di biblioteca digitale. Primo fra tutti l'abbattimento delle barriere che ostano alla diffusione ed alla condivisione della conoscenza.

Infatti, la biblioteca digitale è dotata della grande potenzialità di de-contestualizzare l'informazione e di renderla accessibile al di là di ambiti ristretti, allargando il bacino di utenza non solo a comunità di esperti del settore, ma a chiunque ne sia interessato. In secondo luogo, le biblioteche digitali stimolano l'utenza a partecipare attivamente alla comunicazione, al fine di armonizzare concezioni e punti di vista differenti. L'autrice vede la biblioteca digitale, dunque, come una base comune utile a comprendere come la conoscenza viene creata, condivisa, usata e filtrata per acquisire le caratteristiche della qualità e dell'affidabilità12.
La visione di Christine Borgman, invece, è sicuramente più positiva e meno critica, in quanto la stessa considera le biblioteche digitali in maniera simile alle biblioteche tradizionali, con in più il pregio di estendere in maniera considerevole i propri servizi per una comunità indefinita di utenti. Libera dai limiti fisici delle biblioteche tradizionali, la biblioteca digitale può fare molto per la comunità della scienza dell'informazione, diventando uno spazio collaborativo, che consente ai propri utenti di svolgere un ruolo attivo nella creazione della conoscenza, ad esempio tramite l'inserimento di annotazioni o recensioni. L'autrice, quindi, pensa la biblioteca digitale come una base informativa in continua evoluzione, che combina e caratteristiche tipiche delle biblioteche tradizionali di selezione e sviluppo delle collezioni con i servizi che derivano da una pressoché illimitata estensione del numero di utenti13.

In sintesi, le biblioteche digitali rappresentano una nuova tipologia di biblioteca, che può essere definita sia per il tipo di utenza di riferimento, che può essere specialistica o generica, sia per i diversi tipi di materiali raccolti (musica, documenti, mappe, brevetti, immagini). Possono essere tanto virtuali, nel senso di immateriali, cioè di assenza di spazi fisici e di un numero di risorse umane elevato per la gestione dei depositi e della distribuzione, quanto fisiche, nel senso di naturale evoluzione di biblioteche tradizionali che si è già illustrato.
La caratteristiche principale della biblioteca digitale rimane comunque il fatto che essa non è isolata, ma perfettamente inserita nel contesto sociale dell'utente, ed elevarsi all'importantissimo ruolo di costruire un servizio a supporto delle tematiche e delle problematiche più importanti dell'istituzione e della società che manda avanti i relativi progetti.

Project Gutenberg
Figura 2. La prima biblioteca digitale Project Gutenberg, avviata nel 1971 da Michael Hart a Salt Lake City, USA (http://www.gutenberg.org/)



Tipi di Biblioteche digitali
Una volta definito il concetto di biblioteca digitale, non si deve commettere l'errore di credere che ne esista una solta tipologia, poiché diversi sono i modelli adottabili e le differenze tra questi non sono certo poche. In primo luogo vi sono i grandi progetti istituzionali pubblici, che concentrano il proprio interesse nella digitalizzazione di opere non coperte da diritti. Vi sono poi le biblioteche digitali aggregatrici di contenuti autonomi, cioè che tentano di negoziare direttamente ed individuare accordi con gli editori, pur non rappresentando espressione diretta di determinati gruppi editoriali. Questa seconda tipologia di biblioteche digitali ha subito una forte ondata di crisi all'inizio del ventunesimo secolo, con la conseguenza che oggi soltanto alcune di esse sopravvivono, con molta fatica. Un esempio di tale modello è costituito da Questia o Net Library.

Questia
Figura 3: Homepage Questia (https://www.questia.com/)


Ancora, vi sono piattaforme di aggregazione di contenuti realizzate direttamente dai grandi gruppi editoriali internazionali, alle quali è possibile accedervi attraverso abbonamenti, tuttavia solitamente costosi. Solitamente tali piattaforme offrono contenuti facenti parte del settore della ricerca, ed operano prevalentemente attraverso la mediazione delle biblioteche e delle istituzioni di appartenenza. Qui l'interesse è focalizzato nei contenuti coperti da diritti d'autore, come libri e riviste, legati al mondo della ricerca scientifica.
Esistono, poi, dei progetti di digitalizzazione privata, che si pongono al di fuori del mondo editoriale tradizionale. Questa tipologia di progetti è legata prevalentemente all'offerta di funzionalità di indicizzazione e ricerca dell'informazione. Esempio di questo modello di biblioteca digitale è Google Books, una piattaforma che offre la possibilità di consultare liberamente estratti di un testo, con la possibilità di acquistarne la versione integrale, nonché di localizzarne le copie esistenti.

Google Books
Figura 4: Homepage Google Libri (https://books.google.it/)


Ciò premesso, è possibile anche distinguere i modelli di biblioteca digitale in base alla funzione eseguita dalla stessa. Può dunque individuarsi la biblioteca digitale come collezione, ovvero incentra il suo interesse sulle collezioni di risorse digitali e vengono operate le funzioni essenziali della biblioteca, ovvero: selezione, raccolta e conservazione dei documenti; realizzazione dell'accesso ai documenti ed al loro contenuto per mezzo di tecniche di catalogazione; facilitazioni per l'utilizzo di tali documenti. In questo senso, la biblioteca digitale è, quindi, “un insieme organizzato di risorse, strumenti e servizi e personale specializzato, a cui una o più organizzazioni offrono prontamente ed economicamente l'accesso, interpretano e distribuiscono le informazioni e assicurano la persistenza nel tempo delle collezioni digitali”14.

In secondo luogo, la biblioteca digitale può considerarsi come gateway, riguardo alla sua funzionalità di recupero ed accesso alle informazioni. Gli strumenti automatici impiegati per il recupero di informazioni, infatti, sin dalla nascita delle biblioteche digitali hanno rappresentato un mezzo più che valido per migliorare l'accesso alle collezioni, e sono stati applicati con successo per realizzare i cataloghi online e l'accesso a banche dati bibliografiche. La tipologia di risorse impiegate in questo modello è quella delle risorse remote, cui è possibile accedere con delle licenze d'uso che sono negoziate con i creatori dei contenuti.
I criteri principali su cui si basa la biblioteca digitale come gateway sono quelli derivanti dagli obiettivi specifici della biblioteca e dalla conoscenza delle richieste degli utenti, nell'ottica di favorire la formazione di un numero cospicuo di utenti.
Solitamente si opta per questo modello per rendere più semplice la fruizione di contenuti e per abbinare ad essi una serie di informazioni connesse, al fine di facilitarne lo studio o la consultazione. Viene quindi dedicata particolare attenzione alla necessità di una maggiore interazione con gli utenti.

Un terzo modello è costituito dalle biblioteche digitali come laboratorio.
In una visione più avanzata, infatti, la biblioteca principale può offrire il proprio contribuito per la creazione di un ambiente che preveda partecipazione e collaborazione da parte degli utenti. Al classico ruolo delle biblioteche, ovvero quello di intermediare nel processo editoriale, se ne aggiunge uno nuovo, cioè quello di facilitare l'apprendimento. Questa visione innovativa vede le biblioteche digitali quali strumenti al centro di un'attività intellettuale, non più delimitata da confini fisici o temporali, considerati oggi alla stregua di barriere per l'informazione. Questo modello di biblioteca, più che sui contenuti, si incentra sulle persone, con l'obiettivo di fornire a queste, esperienze nuove e personalizzate.
Questi tre modelli analizzati, non devono per forza considerarsi in alternativa fra loro, anzi, possono perfettamente porsi in maniera complementare, confondendosi nelle esemplificazione introdotte dagli esperti.

Va da sé che i diversi concetti di biblioteca digitale comportano implicazioni diverse, nonché criteri differenti che orientano gli sviluppatori delle piattaforme, guidati dal motivo per cui si sceglie di realizzare una biblioteca digitale. La differenza di questi modelli, quindi, risiede nel valore aggiunto che dovrebbe avere una biblioteca digitale rispetto ad una tradizionale: il concetto di biblioteca digitale come collezione si concentra più sulla selezione e la preservazione del materiale; la biblioteca digitale come gateway, invece, di concentra sul recupero dell'informazione, migliorata dall'accesso per mezzo del web, che tramite l'uso dei motori di ricerca garantisce una ricerca veloce ed efficace, valorizzando il patrimonio culturale; infine, il concetto innovativo di biblioteca digitale, come laboratorio, individua il valore aggiunto nell'apprendimento e nella creazione di un ambiente partecipativo e collaborativo per la condivisione della conoscenza.

Il ruolo dei bibliotecari
Opinione condivisa tra gli esperti è che la realizzazione delle biblioteche digitali presuppone un lavoro di cooperazione tra gli attori coinvolti e l'intervento di nuove figure professionali, anche al fine di coinvolgere maggiormente gli utenti cui è rivolto il servizio.
Chiaramente, un ruolo chiave nello sviluppo di ogni possibile soluzione alle problematiche fin qui esaminate relativamente alle biblioteche digitali, è quello svolto dai bibliotecari e da tutti gli altri funzionari coinvolti da questo genere di progetti (editori, librai, ecc.). Infatti, la biblioteca digitale non potrà riguardare la sola realizzazione dei bibliotecari, ma professionalità diverse, dovrà aprirsi alla società ed apprendere nuove tipologie di linguaggio idonee a comunicare con tutto il mondo e con ogni sorta di utente.

La figura del bibliotecario, dunque, sembra conservare il ruolo tradizionale di intermediario, svolgendo la funzione di aiutare l'utente nel rendergli più semplice la fruizione delle risorse e la scelta dei contenuti digitali.
A ciò potrebbe anche aggiungersi il ruolo di collaboratore, in quanto figura che partecipa alla realizzazione ed alla cura scientifica del prodotto digitale e dai relativi metadati. Nel ruolo di intermediario il bibliotecario mette anche in relazione le varie risorse, e gli utenti con le risorse, rendendo dei servizi personalizzati e fornendo all'utenza un ambiente partecipativo diretto e di condivisione delle informazioni.
L'autrice Gobinda Chowdhury teorizzava biblioteche prive di intermediari15, ma è davvero una cosa possibile da realizzare?
La realtà è che ci sarà sempre bisogno di persone che abbiano specifiche competenze, in grado di gestire ogni possibile situazione di necessità o di stallo qualora qualche apparecchiatura non dovesse funzionare correttamente. Se mai, ciò che può auspicarsi è un mutamento nella definizione della figura professionale, non più chiamata bibliotecario, bensì inquadrato quale personale dipendente della biblioteca. Il personale, infatti, costituisce quello che rappresenta il valore aggiunto della biblioteca digitale, rappresentandone il fattore di successo. Le funzioni rimangono quelle tradizionali, come la selezione delle collezioni, la loro organizzazione tramite i metadati, la preservazione e soprattutto il supporto professionale fornito all'utente nella fruizione dei servizi. Nuove funzioni possono essere inquadrate nella realizzazione di infrastrutture idonee a supportare il lavoro collaborativo e di creazione di conoscenza.

Appare chiaro, però, che le competenze richieste al bibliotecario di una biblioteca digitale sono decisamente maggiori rispetto al passato, più complesse e che richiedono un'adeguata preparazione, soprattutto in ordine all'utilizzo ed alla gestione dei software e dei supporti, in continua evoluzione, nonché relativamente alla soluzione di problematiche relative all'utilizzo delle apparecchiature e ai nuovi metodi di ricerca delle informazioni.
Così come è possibile immaginare una biblioteca che sia al contempo tradizionale e digitale, in modo tale da fornire ugualmente l'immensità di servizi della digitalizzazione e da non dover necessariamente rinunciare alle risorse cartacee, in egual maniera non si deve concepire la biblioteca digitale come una biblioteca che non necessità di figure professionali come quella del bibliotecario. Anzi, come si è chiarito, il ruolo di tale figura rimane centrale e fondamentale per il funzionamento e la buona riuscita di una biblioteca digitale, rappresentando l'anello di raccordo tra la biblioteca stessa e l'utente. Inoltre, nonostante le procedure di accesso alle informazioni siano abbastanza intuitive per gli utenti, la presenza di risorse umane arricchisce il senso della ricerca da parte dell'utente il quale, potendosi rapportare, consigliare e confrontare con una figura competente, sarà sicuramente in grado di soddisfare le proprie esigenze.

L’evoluzione delle biblioteche: da tradizionali a digitali
Poco meno di dieci anni fa, con la nascita di Facebook e, più in generale, dei social network, si assisteva alla rivoluzione del Web 2.0. Quella rete di server è divenuta nel tempo una rete di persone vera e propria, vicine o lontane, in grado di comunicare in tempo reale attraverso la condivisione di momenti della propria vita, di esperienze, di sogni e di passioni.
Il fenomeno della globalizzazione lascia così il proprio posto alla soggettività, alla necessità di condividere se stessi con gli altri, di partecipare in qualunque momento a una conversazione di gruppo, di far sentire la propria presenza e i propri pensieri nel mondo.

In questo contesto, un elemento chiave è costituito dall'interazione: l'utente 2.0 non fruisce più passivamente delle risorse in rete, ma vuole partecipare, dare il proprio contributo. Delle semplici informazioni incollate su di una pagina web, quindi, non sono più in grado di soddisfare questa forte esigenza di partecipazione e comunicazione diretta, condivisa dagli utenti.
In quest'ottica, anche le biblioteche si evolvono considerando questo aspetto fondamentale dell'utente moderno, e lo fanno tramite l'espansione della propria rete sui social network, con l'obbiettivo di raccontarsi e di creare una propria identità, attraverso il dialogo con l'utente. Come si tentava di spiegare a proposito dei bibliotecari, gli utenti contemporanei richiedono più umanità ed emotività, pretendono una vicinanza anche nel virtuale. Le biblioteche sono dunque chiamate a mostrare il proprio lato umano ponendosi dalla parte dell'utente, tentando di coinvolgerli il più possibile per stimolarne la collaborazione attiva.
Il fenomeno del web 2.0 porta con sé un secondo elemento fondamentale per la sua riuscita, ovvero l'interscambiabilità dei contenuti, che possono essere visualizzati e condivisi da chiunque e su ogni sorta di dispositivo. Ogni individuo può essere allo stesso tempo consumatore e creatore di contenuti multimediali, proprio come le biblioteche “social”, che creano elementi nuovi ed originali grazie allo sharing e alla connettività.

Con il web 2.0, nasce anche il concetto di biblioteca 2.016, termine dal duplice significato: da un lato si intende l'appropriazione da parte delle biblioteche dei concetti e delle tecnologie del web 2.0; dall'altro, un nuovo modo di pensare i servizi offerti dalle biblioteche, sottolineando il ruolo attivo degli utenti che collaborano nel definire i servizi stessi, affinché corrispondano al meglio alle proprie esigenze. Si registra, quindi, il subentro di un atteggiamento dinamico che valuta in maniera diversa e più rilevante la conoscenza degli utenti, abilitati alla creazione di contenuti riutilizzabili da altri utenti. Proprio questo carattere di dinamicità rende la biblioteca 2.0 uno spazio elettronico socialmente ricco ed egualitario, in cui il ruolo di consumatore e produttore può coincidere.
Jack M. Maness scriveva: “La biblioteca non solo deve cambiare con la comunità, ma deve consentire agli utenti di modificare la biblioteca”17. Questa frase racchiude in sé l'ideale del modello partecipativo, qui inteso come esteso alle biblioteche in quanto idoneo a rispondere all'obiettivo fondamentale di ogni biblioteca, cioè creare e disseminare la conoscenza.
In realtà, la creazione di reti partecipative nel settore bibliotecario non è cosa di recente data, e non è certo sorta con la nascita del web 2.0: la storia dell'evoluzione delle biblioteche dimostra che tali reti sono in realtà sempre esistite18, solo che adesso, attraverso l'introduzione di una nuova tecnologia informatica, questo processo può subire un forte incremento.

Anche l'interazione con l'utente costituisce una pratica già consolidata nella storia delle biblioteche, si pensi alla rivoluzione avvenuta con la creazione della stampa, ma adesso il web 2.0 è in grado di esaltarne l'atteggiamento e gli effetti, anche se il concetto di fondo rimane il medesimo.
Piuttosto che di un nuovo tipo di biblioteca, dunque, si dovrebbe parlare della naturale evoluzione contemporanea della biblioteca. L'utilizzo del termine biblioteca 2.0, però, rimane una comoda etichetta per esprimere le idee che scaturiscono dall'applicazione del web 2.0 al mondo delle biblioteche, descrivendone il tipo di tecnologia impiegata e gli elementi che la caratterizzano.


Il presente lavoro è stato tratto dalla Tesi di Laurea triennale: "Il processo di digitalizzazione delle Biblioteche tradizionali", Università Telematica "Alessandro Volta", Zugo (Svizzera) - Facoltà di Scienze dei Beni Culturali, Archivistici e Librari. Anno accademico 2017-2018
Laurenda: Nadia Montanucci. Relatore: prof. Beniamino Zecchinato.



Bibliografia e sitografia





OPEN REVIEW - Modulo per la "revisione aperta" di questo articolo, pubblicato sul numero 111/2018 di SPVet.it



Montanucci 2018, Le biblioteche digitali e il processo di acquisizione e organizzazione delle informazioni scientifiche
Montanucci 2018, Le biblioteche digitali e il processo di acquisizione e organizzazione delle informazioni scientifiche (SPVet.it 111/2018)

Creative Commons License
Montanucci 2018, Le biblioteche digitali e il processo di acquisizione e organizzazione delle informazioni scientifiche by Montanucci 2018 is licensed under a Creative Commons Attribution 4.0 International License.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://indice.spvet.it/adv.html.